I gatti, si sa, sono atleti formidabili.

Equilibrio ed eleganza sono espressi in un cocktail di bellezza e di atleticità che permette loro di realizzare vere e proprie acrobazie: infilarsi in pertugi stretti, camminare in bilico lungo una recinzione sottile, coprire balzi di metri tra un muretto e l’altro o raggiungere la cima di alberi verdeggianti, sono tutte scene familiari che ci inducono a domandarci se al posto delle zampe non nascondano delle molle.

Insomma, i gatti sono dei veri e propri pirati dellaria. E ben lo sanno poeti e scrittori che in molte loro opere hanno rappresentato Sua Maestà il gatto come un vagabondo errante sui tetti, a rubare raggi di luna.

Eppure, la natura a volte un po’ schizofrenica del rapporto uomo-animale porta spesso l’Homo Sapiens a porsi delle domande in completo contrasto con quel che le convenzioni di vita con altre specie dovrebbero avergli insegnato da millenni.

Una di queste, che sovente mi viene rivolta riuscendo puntualmente a sorprendermi, riguarda il come insegnare al gatto in casa a non salire sui mobili, come “educarlo” a rimanere a terra, potendo al massimo stare su un divano o sulle sedie.

Questa pretesa mi sorprende sempre molto perché risulta essere completamente arbitraria, come potrebbe esserlo aspettarsi di poter evitare che un uccello cinguetti posandosi sul davanzale della finestra.

Semplicemente, il mondo gira in un altro verso.

L’evoluzione del gatto

Come molti altri carnivori, i gatti originano da un animale risalente a ben cinquanta milioni di anni fa, il Miacis, che viveva di abitudine arboricole, ovvero sugli alberi, cacciava uccelli e uova, era dotato di una lunga coda, corpo allungato, arti corti e godeva di una visione binoculare.

Dal Miacis, nel corso dell’evoluzione, si sono poi differenziate numerose specie (tra cui il cane) e il gatto, pur scendendo dagli alberi, è andato ad occupare una nicchia evolutiva all’interno della quale ha mantenuto alcune caratteristiche del suo più antico antenato tra cui quella di occupare spazi sopraelevati.

I gatti si arrampicano e vivono il mondo visitandolo a tutte le altezze per essi raggiungibili perché questo rappresenta un loro preciso tratto evolutivo, un tratto che si è mantenuto inalterato perché, oggi come ieri, risulta essere adattativo, ovvero consente loro di mettersi in sicurezza da eventuali predatori (e, per alcuni Felidi, consente di mettere a riparo persino le prede cacciate).

Che tipo di influenza hanno le origini dei gatti rispetto alla nostra convivenza con loro?

È molto semplice: i gatti si arrampicano naturalmente.

Questo comportamento è assolutamente innato, i micetti iniziano a svilupparlo sin dalle 4 settimane di vita (a 3 settimane sviluppano già il senso di profondità) inerpicandosi su qualunque struttura permetta loro di salire e sperimentarsi in questa abilità che sorge in loro in maniera totalmente spontanea.

Alcuni gattini, nell’entusiasmo dell’apprendimento, tentano di arrampicarsi persino sulle gambe degli esseri umani e personalmente mi è capitato di osservare un ingenuo micetto tentare la scalata lungo la coscia a pelo lungo di un pazientissimo cane!

gatto che salta sulle gambe

Anche per un gatto in casa arrampicarsi è “normale”

Arrampicarsi, dunque, salire in alto, scalare, saltare o scendere da superfici aeree (che siano mobili, tavoli, sedie, mensole, librerie, scaffali semi-vuoti, comodini, armadi, letti, divani…) sono per un gatto comportamenti legati alla sua appartenenza di specie, esattamente come respirare, camminare, dormire.

In caso di minacce o paure improvvise, cercare la via di fuga sopraelevata diventa un’ottima strategia per mettersi al riparo dalla fonte di stress.

Un gatto che vive su tre dimensioni è perfettamente “normale”sano sul piano psicologico.

Ecco perché accogliere un gatto in casa con la pretesa che resti sempre a livello del pavimento è un atto arbitrario che, con il tempo, rischia di moltiplicare da parte umana i tentativi di dissuasione a suon di minacce, di sgridate, di urli e punizioni.

Queste situazioni, tuttavia, oltre ad essere destinate all’insuccesso, consolideranno sempre di più un rapporto conflittuale con il micio, andando a minare la relazione e la soddisfazione reciproci.

La delusione non sarà responsabilità del gatto ma di aspettative mal riposte in partenza.

Cosa fare per limitare questi comportamenti del gatto

Se siete dei maniaci dell’ordine e della pulizia, se non potete sostenere l’idea che possa passeggiare sui mobili di casa, forse il gatto non è l’animale adatto a voi, per quanto possa piacervi esteticamente.

Se il vostro diniego, invece, si limita a ripiani specifici (non volete, per esempio, che il micio salga sui fuochi della cucina mentre cucinate o sulla tavola quando è imbandita dalla tovaglia pulita), allora la buona notizia è che, con pazienza e gentilezza, è possibile insegnare al micio ad evitarli, semplicemente offrendogli delle alternative con le stesse caratteristiche ma per lui più invitanti (ad esempio, un bel tiragraffi da cui osservarvi indisturbato).

Insomma, alcune “abitudini” di buona convivenza è sicuramente possibile impostarle con il gatto in casa che, non dimentichiamolo, è un animale intelligentissimo e molto capace di adeguarsi allo stile di vita familiare.

L’importante è non abusare e, soprattutto, non avanzare pretese castranti che vanno persino contro la storia evolutiva dell’animale con cui abbiamo deciso di condividere un pezzo di vita.