Nella mia pratica di professionista che entra nelle famiglie composte da esseri umani e da gatti, riscontro spesso quanto sia difficile per alcune persone accettare la prospettiva che ad un gatto non possono essere date regole ferree.

Frequentemente, anzi, i problemi di convivenza tra gatti e persone o tra gatti inseriti in famiglia nascono proprio per delle aspettative che la parte umana ritiene deluse: puntualmente mi viene raccontato che i gatti sembrano restii a farsi educare, non capiscono se non a suon di urla e di minacce e, anche quando viene impartito loro un No! o un Smettila!, basta voltare le spalle e loro continuano in quello che stavano facendo.

Sono evidentemente dispettosi o dotati di un carattere terribile.

Gatti e umani: un rapporto paritario

Non mi stancherò mai di ripetere che pensare di educare un gatto impartendo comandi o decidendo per lui cosa può fare e cosa no, è come pretendere di cavalcare un unicorno. Non che i gatti non siano in grado di capire, tutt’altro.

I gatti sono molto abili a leggere le nostre intenzioni dalla nostra postura, dalle nostre espressioni facciali, dal modo in cui ci comportiamo nei loro confronti.

Il punto è che, per ragioni che si perdono nei millenni della sua evoluzione, il gatto imposta con l’uomo un rapporto totalmente paritario e ritiene di essere degno di fare le proprie scelte nel mondo, in prima persona.

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È un libero pensatore e si aspetta che coloro che lo circondano abbiano una loro vita, che lui possa fare la sua e che, ogni tanto, ci si ritrovi per passare dei momenti insieme di svago e di piacere.

Un umano che lo riprende appena salta sul tavolo, appena salta sul letto, appena osa fare qualcosa di ritenuto inaccettabile, a lungo andare diventa un antagonista, cioè una persona con cui competere – aggirandolo con dei sotterfugi o facendo ricorso a minacce e comportamenti aggressivi, se necessario – pur di ottenere quel che, da testa libera e pensante, vuole.

Ma allora non esistono vie di incontro? Siamo vittime della volontà dei gatti?

Mi sembra di sentirle queste domande…

Come trovare un punto d’incontro

Certo che esistono vie di incontro ma bisogna usare la testa. I gatti sono animali straordinariamente intelligenti, capaci di fotografare ambienti e persone e farsi un’idea chiara di cosa succede nel mondo attorno a loro.

Sono in grado di assumere i nostri stili di vita, di imparare dalle nostre abitudini e di partecipare con armonia e delicatezza alla vita familiare.

Nel farlo, ovviamente, esprimono una percezione felina della realtà, cioè pur vivendo accanto a noi vedono “da gatto”, pensano “da gatto” e quindi fanno cose “da gatto”.

Ciò a cui realmente bisogna rinunciare è l’idea di vivere con un gatto snaturandolo, pretendendo che non esprima il tipico comportamento dei gatti perché a noi non sta bene: se i comportamenti che a noi non stanno bene fanno parte del normale comportamento del gatto, non ci saranno comandi che terranno.

È possibile dare regole, o meglio abitudini, che ci mettono a nostro agio nella convivenza comune. Ma è condizione imprescindibile che queste abitudini abbiano un senso anche per il punto di vista felino.

Non possono essere decisioni unilaterali altrimenti il gatto le considererà imposizioni arbitrarie e farà di tutto per sovvertirle.

Comprendere e accettare il comportamento dei gatti

Così per esempio, è inutile sgridare un gatto se va a spiluccare nella ciotola del suo convivente, per i gatti è normale scambiarsi i punti di alimentazione.

Se questo è un problema, meglio farli mangiare in stanze separate anziché sbraitare o appostarsi stile cecchini alle loro spalle per controllarli e stressarli.

Allo stesso modo, è uno spreco di energie domandarsi perché nessun gatto usi la cassetta a lui assegnata: nella testa dei gatti le cassette non vengono assegnate ma si scelgono, ogni santa volta, sulla base di mille parametri (la posizione, la pulizia, la sabbietta, ecc.).

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Del tipico comportamento dei gatti di salire sui mobili si è già parlato in questo articolo: mai dimenticare che il mondo dei gatti è tridimensionale, se avete divani e mobili da salvare, abbondate in tiragraffi ma non chiedetegli di stare sempre a terra.

Infine, se non volete che il micio vi svegli alle 4 del mattino per giocare, evitate di accendere la luce, sedervi sul letto, urlargli di smetterla, lanciargli una ciabatta e poi provare a dormire di nuovo: lui avrà ottenuto comunque di interagire con voi e la notte dopo tornerà a svegliarvi.

Chiedetevi, piuttosto, se e quanta attività fa durante il giorno e come potete incrementarla perché molto probabilmente non gli basta.

In questa sede trattiamo il caso dei gatti ma il principio vale per tutte le specie con cui entriamo in contatto: la convivenza è fatta di conoscenza reciproca e di compromessi che possono essere richiesti e realizzati solo se resta intatto il rispetto della natura e la dignità di tutti.

Del resto, mai scordare che la decisione di adottare un gatto è nostra ed è nostra la responsabilità di accogliere e facilitare il più possibile, tenendo sempre a mente – ed imparando ad accettare – che il gatto è per natura poco incline a farsi condizionare l’esistenza.