Una delle trasformazioni più interessanti introdotte dall’uso del web nel nostro modo di guardare (e quindi di relazionarci) agli animali riguarda la diffusione di filmati che li riprendono nella loro quotidianità.

Siti come YouTube o similari forniscono un archivio pressoché inesauribile di video di gatti, cani e altri animali, condivise dai rispettivi compagni umani o da casuali testimoni.

Questo fenomeno è talmente interessante che i sociologi lo ritengono degno di studio. Esso, probabilmente, rappresenta un ennesimo segnale di come la nostra società stia modificando la propria attenzione verso gli animali così detti “da compagnia”.

Inoltre, alcuni filmati sono talmente sorprendenti da sfidare anche i luoghi comuni più diffusi e più longevi sul comportamento dei gatti e degli animali in generale.

gatto e topoFacendo un giro su Internet, è possibile ammirare leoni che si fanno spazzolare amabilmente dal loro curatore, corvi che giocano con cuccioli di jack russel offrendo loro la pancia per avere una simulazione di lotta, gatti che giocano a rimpiattino con civette, con pappagallini, con topolini e tutta una serie di altre specie che ci sono sempre state raccontate come prede e, dunque, destinate al morso letale dei poderosi denti felini.

Ma, forse più di tutti, sorprendono i filmati in cui i mici dimostrano di avere un contatto con l’acqua che sfiora il comico.

Quando il comportamento dei gatti viene travisato

Prima, tuttavia, è necessario fare una premessa

Non tutto quello che si vede su internet è “reale”!

gatto e rubinettoNel senso che mi capita spesso di imbattermi in filmati ai quali vengono associati, attraverso titoli e/o didascalia, dei significati molto lontani dalla realtà che mostrano.

Questo avviene perché, sfortunatamente, non sempre chi riprende e poi pubblica un video è in grado di dare un’interpretazione corretta al comportamento dei gatti e a volte finisce per descrivere una situazione come “divertente” quando invece sfiora il dramma oppure come “spassosa” quando invece il gatto coinvolto mostra evidenti segnali di malessere.

Questo avviene anche con il tema gatti e acqua.

Due filmati, due interpretazioni

Quello che segue è un filmato in cui difficilmente non si possa riconoscere il piacere provato dal gatto per il contatto con l’acqua.

Ce lo suggerisce soprattutto il fatto che il micio sceglie liberamente di bagnarsi, di mettere la testa sotto il getto e di trovare questo curioso modo di “bere” facendosi cadere i rigagnoli sulla testa.


Qualche commentatore obietta che il micio ha “problemi comportamentali” legati all’acqua. Non possiamo saperlo ma di certo quello che mostra è di gradirlo e di ricercarlo attivamente.

A giudicare da questo filmato, allora, potremmo dire che esistono delle eccezioni a questa famigerata regola secondo la quale i gatti odino l’acqua.

Però capita di imbattersi anche in altri filmati in cui la loro avversione è palese e dichiarata. In questo, ad esempio, è riscontrabile attraverso la rigidità del corpo, dai miagolii di protesta, i continui tentativi di divincolarsi e/o di guadagnare la riva, lo sguardo rigido e l’occhio spalancato.

Addirittura, il gatto all’inizio viene trattenuto quando cerca di uscire dalla situazione.

Qual è la differenza tra questi due filmati?

Ce n’è una macroscopica che non è possibile evitare di notare: nel primo filmato il gatto sceglie di rapportarsi con l’acqua (addirittura sembra una routine di lungo corso), nel secondo caso viene forzato a fare qualcosa che sin dai primissimi secondi si nota non volere.

E di filmati a tema “metto il gatto in acqua” ce ne sono sempre di più: spesso si pensa che sia divertente veder nuotare un gatto, ci si sorprende che lo sappia fare quando, invece, per moltissimi animali la risposta di agitare le zampe per spostarsi nell’acqua e guadagnare la riva è innata ed è dettata dall’urgenza di sopravvivere.

Il punto non è se lo fanno o meno. Il punto è come si sentono quando si vedono nella condizione di doverlo fare. E quanto siamo responsabili noi di aver ingenerato quello stato d’animo.

Come imparare ad interpretare il comportamento dei gatti

Piuttosto che dare credibilità alle didascalie, ai titoli e alle interpretazioni di chi pubblica un filmato, bisognerebbe imparare a soffermarsi sulle pupille dilatate degli occhi, sulle orecchie tenute appiattite sopra la testa, sulla direzione che il gatto prende durante la nuotata con il corpo, sull’urgenza di uscire dalla situazione, prima di concludere che “gli piace” semplicemente perché nuota o perché è talmente docile da non riuscire ad opporsi con convinzione.

A ben pensarci, questo dovrebbe essere l’atteggiamento di prudenza da riservare a tutto quel che internet ci propina e ci spinge a credere.

Il web, la facilità e l’immediatezza della condivisione hanno sicuramente stravolto il nostro modo di comunicare riguardo gli animali, ma se non vogliamo che tutto questo si trasformi in dilagante disinformazione, è necessario non perdere di vista che le immagini, spesso, mentono, soprattutto quando ci si affida ad interpretazioni soggettive del comportamento dei gatti basate sul mero, fallace intuito personale.