Viviamo a stretto contatto con i cani da migliaia di anni ma ancora sappiamo poco delle sue capacità percettive e sensoriali.

Il metodo più usato dagli studiosi è quello di paragonare i sensi del cane ad i nostri, con evidenti limiti scientifici: moltissimi esperimenti o aneddoti, infatti, suggeriscono che gli animali abbiano anche ulteriori sensi dei quali noi umani non disponiamo.

I sensi del cane vanno oltre i nostri

Sappiamo che numerose specie possano, infatti, percepire il campo magnetico terrestre, orientarsi con il calore delle prede, utilizzare una sorta di sonar o percepire il campo elettrico degli altri viventi.

Esistono, quindi, capacità che vanno ben oltre i nostri 5 sensi canonici – vista, olfatto, udito, tatto e gusto – ed è ragionevole pensare che anche il cane possa disporne.

La verità è che ancora non sappiamo di quali e quanti sensi disponga effettivamente il cane, quindi qui ci limiteremo ad analizzare quelli che cane e uomo hanno in comune.

Udito del cane

udito caneIl cane è stato storicamente utilizzato per la guardia anche a causa del suo udito molto più sensibile del nostro.

Spessissimo vediamo i nostri cani tendere le orecchie ben prima che un suono arrivi a noi: loro percepiscono, infatti, i suoni ad una distanza quattro volte superiore rispetto a noi umani.

Ma non solo, anche la frequenza dei suoni percepiti e la qualità del suono varia: gli umani percepiscono le frequenze da 16 hertz a 20 mila hertz, mentre il cane da 40 hertz a 46 mila hertz, quindi fino agli ultrasuoni; inoltre, l’udito del cane è capace di distinguere due note anche solo ad un’ottava di differenza.

Per questo motivo, è perfettamente in grado di riconoscere un suono specifico in mezzo ad altri simili, che alle nostre orecchie appaiono identici, come il motore della nostra macchina rispetto a tutte le altre, oppure il nostro passo.

Un ruolo molto importante è giocato anche dalla conformazione delle orecchie: più le orecchie sono dritte e ampie, più il cane riesce a percepire i suoni.

Molti cani da caccia, al contrario, sono stati selezionati con le orecchie basse proprio per limitare la distrazione proveniente da suoni lontani e aiutarli a concentrarsi sull’olfatto.

Infine, la mobilità delle orecchie permette ai cani di comprendere la direzione di provenienza del suono in modo molto preciso.

Tatto del cane

tatto canePer quanto riguarda il tatto del cane, sembra che il livello di sviluppo tra noi e loro sia pressoché identico.

Quella che varia, però, è la distribuzione delle cellule sensoriali deputate a questo senso. La nostra maggiore sensibilità è presente nelle dita, mentre il cane, oltre alla pelle, ha in dotazione dei peli particolari, detti “vibrisse”, che sono delle vere e proprie propaggini del sistema tattile.

Attraverso i peli del mento e le cellule nervose ad essi collegate, infatti, i cani riescono a definire la forma di un oggetto, ma anche ad avvertire la temperatura dei cibi prima di assaggiarli.

Questo senso è particolarmente sviluppato e importante alla nascita.

I cuccioli, infatti, nascono sordi e ciechi, non sanno mantenere la temperatura corporea e non sono in grado di evacuare senza la stimolazione materna.

Necessitano, pertanto, di un continuo contatto fisico con la madre e lo ricercano continuamente. La predisposizione al contatto diminuirà nel periodo “pubertario” e saranno poi la razza, le esperienze, l’abitudine e la predisposizione caratteriale di ogni individuo a stabilire quanto ai nostri cani piacerà o meno essere manipolati.

Gusto del cane

gusto cane

I cani, a differenza degli umani, hanno solamente millesettecento papille gustative contro le novemila nostre.

Questo sia a causa della gamma molto più limitata di sostanze mangiate, sia a causa dell’olfatto del cane decisamente superiore, che permette loro di valutare la qualità di una sostanza prima di ingerirla.

I cani, infatti, nella maggior parte dei casi, si rifiutano di mangiare quello che non hanno preventivamente annusato.

Se lanciamo qualcosa di sconosciuto al nostro cane, è molto probabile che si rifiuti di prenderlo al volo, oppure che lo prenda ma poi lo sputi, lo annusi e solo successivamente lo mangi.

Da alcuni studi effettuati sembrerebbe che la quasi totalità dei cani preferisca i cibi caldi a quelli freddi e che ai cani piaccia il gusto dolce semplicemente perché le sue papille gustative “confondono” il sapore degli zuccheri con quello delle proteine. In pratica, mangiano un biscotto pensando di mangiare carne.

Vista del cane

vista cane

Anche per quanto riguarda la vista, l’umano è un po’ più specializzato dei cani, soprattutto per quanto riguarda la risoluzione, cioè l’acuità visiva, che per quanto riguarda i colori percepiti.

Il cane, infatti, tende a vedere più “sfuocato” di noi e all’interno di una gamma di colori che vanno dal giallo al blu. Tutti gli altri colori non sono altro che sfumature di questi ultimi.

Questa è una conseguenza della storia differente delle nostre specie: noi umani siamo nati raccoglitori, quindi dovevamo essere in grado di riconoscere la frutta matura, mentre il cane è un predatore e, pertanto, ha una vista molto più sensibile al movimento che ai colori.

Infatti, se qualcosa si mette in moto, il cane è in grado di vederla anche a due chilometri di distanza, ma se è ferma difficilmente la individua.

Allo stesso modo, noi umani riusciamo a percepire molto bene gli oggetti che ci sono vicini, mentre il cane non riesce a mettere a fuoco oggetti a meno di 50 centimetri di distanza dai suoi occhi.

Sempre per questo motivo, la vista del cane è quattro volte migliore di quella degli umani in ambienti con luci basse o soffuse, poiché la caccia dei loro antenati avveniva durante il crepuscolo.

Questo è dovuto alla maggior presenza di bastoncelli rispetto ai coni e la struttura presente sulla retina detta “tappeto lucido”, che migliora notevolmente la percezione della luminosità ambientale.

Infine, l’ampiezza dello sguardo del cane è notevolmente maggiore del nostro. Un cane con la forma della testa standard, ha un campo visivo che può arrivare fino ai 270°, mentre quella umana si limita a 180°.

La conformazione del muso fa la differenza: l’ampiezza decresce man mano che il muso si appiattisce, poiché gli occhi si spostano più frontalmente.

I cani con la visione panoramica più ampia sono pertanto i levrieri, i cui occhi sono posti praticamente a lato della testa.

Olfatto del cane

olfatto cane

È il senso sul quale il cane fa più affidamento. Basti pensare al fatto che i ricettori olfattivi del cane sono 220 milioni, contro i nostri 5-10 milioni.

Inoltre, la sua mucosa olfattiva si estende per più di 150cm quadrati, contro i nostri 4-8cm quadrati.

Infine, nel cervello del cane il numero delle cellule nervose olfattive è ben 40 volte superiore a quelle dell’uomo.

Bastano questi pochi dati per comprendere come i cani riescano ad usare in modo eccezionale questo senso, arrivando perfino a ricordare perfettamente un odore a distanza di 3 anni e discriminarlo in mezzo a odori simili.

Un cane può identificare odori vecchi fino a sei settimane, specialmente all’inizio della sera, quando la temperatura del terreno è più alta di quella dell’aria, permettendo agli odori di “salire” (motivo per cui i carnivori preferiscono cacciare alla sera).

Proprio per questo suo talento, non dimentichiamoci mai che uno dei principali metodi che usa il cane per raccogliere informazioni dal mondo è proprio annusare.

Cominciare a perlustrare con il naso un nuovo ambiente è il suo modo per conoscerlo e comprenderlo. E così fa anche con i suoi simili: attraverso l’olfatto è in grado di identificare sesso, età, stato di salute e stato emotivo.

Ovviamente, l’olfatto del cane è influenzato anche dalla razza e dalla conformazione del muso: più un cane ha il muso schiacciato, meno avrà mucosa olfattiva e più limitate saranno le sue capacità.

Ma la razza influenza anche la modalità in cui il cane annusa.

Esistono cani a teleolfatto, che annusano grandi quantità d’aria con ispirazioni profonde, e cani a megaolfatto, che effettuano brevi e ritmiche inspirazioni sul terreno.

I primi, hanno dei seni frontali molto ampi e riescono a percepire un odore interessante nell’aria, seguendone la direzione all’aumentare dell’intensità, fino a risalire alla sua origine (la cosiddetta “ricerca a cono d’odore”).

I secondi, invece, hanno seni frontali più piccoli e, attraverso le “sniffate”, fanno ristagnare l’aria all’interno delle fosse nasali, alla ricerca di piccole particelle di odore. Quest’ultimo è il caso, ad esempio, dei cosiddetti “cani molecolari” (e che effettuano una “ricerca a pista”).